martedì 12 giugno 2012

IL BRASILE NON DIMENTICA I SUOI DESAPARECIDOS

Lembrar e`resistir, ricordare e`resistere.
Questa frase impressa sul muro accoglie i visitatori del Museo della Resistenza di San Paolo e li accompagna idealmente in un percorso emozionante e difficile da dimenticare.
Inaugurato nel 2002 con il nome di Museo della Liberta`, ha cambiato denominazione nel 2008 ma il suo obiettivo e`sempre lo stesso: ricostruire la memoria e la storia politica del Brasile.
Alcune sale sono dedicate ad Apolonio de Carvalho, eroe della Resistenza e uno dei fondatori del Pt, il partito di Lula.
Il Museo occupa l´edificio che fu la sede del Deops, la famigerata polizia politica che sotto le varie dittature che governarono il Brasile dagli anni Trenta alla decade degli Ottanta, organizzava clandestinamente gli "squadroni della morte" contro gli oppositori.
E sono proprio le celle in cui questi ultimi venivano rinchiusi e torturati prima di essere trasferiti in carcere a provocare i sentimenti piu`profondi: di pieta`per coloro che subirono, di condanna per gli autori di quelle atrocita`, di solidarieta`perche`questo era il sentimento che legava tra loro le vittime.

Le celle sono rimaste intatte, con i nomi dei prigionieri ancora incisi sui muri fatiscenti.
In ogni cella erano ammassate fino a venti persone.
Di volta in volta alcuni di loro venivano prelevati e portati nelle sale superiori dove li attendevano i loro carnefici.
Un corridoio esterno strettissimo e coperto da una grata (nell´ultima foto) dava l´íllusione di poter respirare un po´d´aria e di scaldarsi con qualche raggio di sole a quelli che venivano trattenuti piu`a lungo.
Il Museo ha raccolto molte testimonianze dei sopravvissuti e dei familiari dei desaparecidos.
Ma molto resta ancora da scoprire e da comprendere.


Il 16 maggio del 2012 e`stata istituita dal governo di Dilma Rousseff la cosiddetta comissao nacional da verdade, che vuole indagare sulle violazioni dei diritti umani avvenute tra il 1964 e il 1988 da parte di agenti dello stato. La commissione e`stata fortemente osteggiata dai militari, nonostante nel 1979 sia stata varata un ´amnistia per tutte le violazioni avvenute in precedenza.
La sua istituzione ricalca quella di un´analoga commissione gia`varata in Cile per i misfatti compiuti sotto la dittatura di Pinochet.
Ma e`tutta l´America Latina che sta cercando di fare i conti con il suo oscuro passato.
In Guatemala, dove in 31 anni di guerra civile ci furono 200 mila morti, uno dei responsabili della mattanza, Efraim Rios Monti, ha perso la tutela di cui godeva come parlamentare e verra`processato.
Anche in Argentina e`stata recentemente annullata la legge che concedeva una specie di amnistia ai responsabili delle torture e della scomparsa degli oppositori e alcuni di loro si trovano gia`sotto processo.


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