Nel Paese sudamericano manca la manodopera specializzata e, d'altra parte, ci sono nazioni dove invece il lavoro scarseggia. Ecco così spiegato il motivo del trend in crescita.
A fare la parte del leone, complice la lingua comune, sono gli ingegneri portoghesi.
Pur restando un numero ridotto rispetto al totale, la loro presenza negli ultimi anni risulta avere una crescita più veloce (dai 21 nel 2010 si è passati ai 63 nel 2011 e la previsione per l'anno in corso è di 75 unità).
Ma da qui in poi l'iter burocratico per loro potrebbe essere ancora più in discesa.
All'inizio di questo mese gli organismi dirigenti delle università brasiliane insieme a quelli delle università portoghesi hanno siglato un protocollo di intenti per identificare entro sessanta giorni i meccanismi necessari al riconoscimento del diploma di laurea in Ingegneria finora non riconosciuto in Brasile.
In cambio il Portogallo offre visti di residenza ai brasiliani che investano minimo un milione di euro sul mercato finanziario, o aprano una società che dia lavoro ad almeno 30 dipendenti, o ancora a chi acquisti un immobile per un valore di almeno 500 mila euro.
Dopo cinque anni di visto provvisorio, l'investitore avrà diritto a chiedere la residenza permanente.
Per ora l'offerta non sembra avere avuto grande successo, anzi!
L'investimento diretto di imprenditori del Paese sudamericano nella "madrepatria" europea è sceso nel 2012 del 16% rispetto all'anno precedente.
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