martedì 18 giugno 2013

ALL'ORIGINE DELLE PROTESTE NELLE CITTA' C'E' LA CRISI DELLA CLASSE MEDIA

Che ne è del "miracolo" brasiliano? La domanda sorge spontanea vedendo scorrere in tivù le immagini delle proteste di questi giorni nelle principali città del gigante sudamericano.
Era un anno fa quando, avendo deciso di andare in Brasile per un viaggio di studio e lavoro (oltre che di piacere), ho dato vita a questo blog chiamandolo "miracolobrasil".
Perché, nonostante la situazione economica non fosse più quella eccezionalmente felice del 2010, i principali indicatori lasciavano ancora ben sperare nello sviluppo del Paese che, tra l'altro, all'interno dei Brics si è sempre distinto per una crescita accompagnata dalla costante preoccupazione per l'inclusione delle classi meno agiate.
La rivolta di questi giorni, apparentemente scatenata dall'aumento delle tariffe del trasporto pubblico, è probabilmente la spia della crisi della classe media, che ha visto negli ultimi decenni aumentare costantemente il proprio potere d'acquisto e il proprio livello di benessere.
Spinti dall'aumento del tasso di occupazione e della propria rendita, in condizioni di bassa inflazione e facilità di accesso al credito, milioni di brasiliani hanno potuto acquistare casa e automobile, due importanti status-symbol, oltre a una vasta gamma di beni di consumo prima inarrivabili.
Oggi le condizioni sono mutate: l'inflazione si avvicina pericolosamente al 7% e la prospettiva di un aumento dei tassi è reale.
Non solo. Mentre i brasiliani della classe media vedono vacillare le proprie certezze di un tenore di vita benestante, crescono le polemiche per le spese ingenti nelle opere pubbliche previste per i Mondiali 2014 e le Olimpiadi 2016. Come lo stadio Mané Garrincha a Brasilia, costato 1,2 miliardi di reais a fronte di una previsione iniziale di spesa pari a circa 754 milioni.
Spero di non sbagliarmi ma credo che, nonostante tutto, il Brasile abbia in sé gli anticorpi necessari a combattere questa congiuntura sfavorevole.
E anche le proteste di questi giorni mi sembrano tutto sommato un segno di vitalità più che di profondo malessere.

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